Proverbi piemontèis/v
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- Va a caghé al Borgh = "vai a cacare al Borgo". Il Borgo in questione è Borgo San Dalmazzo e il fatto che venga coinvolto non ha una spiegazione, se non quello di indicare un paese giudicato remoto rispetto al cuore della Granda.
- Va a canté ant n'autra cort = Va a cantare in un altro cortile!
- Va a caté quatr sòld ëd moro pist e se a l'han nen pist, disje ch'at lo pisto = "vai a comprare quattro soldi di muso pesto e se non ce l'hanno pesto, di loro che te lo pestino". Quando gli adulti invitano un moccioso a farsi furbo...
- Va a catete na mòla = "Vai a comprarti una mola". "lasciami in pace, non seccare". È probabile che si rifaccia proprio alla mola dell'arrotino, una professione tornata alla ribalta dopo qualche anno di assenza. Una professione umile e poco qualificata e proprio per questo motivo presa a prestito per costruirci il modo di dire.
- Va a dé via ij ciap! = Vaffa...
- Va a de via 'l caramal del duca = "Vai a dar via il calamaio del duca", "non seccare, vattene via", il calamaio altro non è che il sedere di qualche nobile del posto, in odio alla popolazione. Il duca, infatti, non è meglio identificato.
- Va a dëspané 'd melia = "Vai a sfogliare il granturco". Una volta, la "sfogliatura" del mais veniva fatta di sera, soprattutto da parte di donne e bambini. La cerimonia dello spannocchiamento coinvolgeva anche le famiglie del vicinato e il tutto avveniva in un clima gioviale e festoso in cui fiorivano gli scherzi, le battute e si cantava allegramente. Proprio dal fatto che si trattasse di un'operazione scarsamente impegnativa, da potersi compiere da chiunque, spiega il significato leggermente dispregiativo della locuzione: vai al diavolo, a quel paese, ma anche non scocciare, non seccare
- Va a dòdo = Vai a nanna.
- Va a fete ampiché a Turin = "Va a farti impiccare a Torino", mandare al diavolo.
- Va a fete benedì dal Papa = "Va a farti benedire dal Papa" (ricevere rimproveri o botte senza potersi difendere).
- Va a monze 'l luv! = "Va a mungere il lupo" (insulto).
- Va a 'mpichete a na pianta 'd fròla = "Va ad imnpiccarti ad una pianta di fragola"!
- Va a pietla a Carù = "Vai a prendertela a Carrù". Si tratta di un'espressione usata quasi esclusivamente nel Cuneese e che fa parte di una nutrita sequenza di locuzioni che invitano a non seccare e a farsi furbi
- Va a pupé 'd cio! = "Va a succhiare dei chiodi!".
- Va a Siosse = vai a Sciolze., con il significato di "vai a farti impiccare"! [Gaspare Savassa, il boia, era originario di Sciolze sulla collina torinese e di qui l'altra espressione]
- Va a spané melia/ và a spané 'd melia = "vai a pulire, togliere le foglie al, granoturco": Va a quel paese, va a farti friggere, non scocciare).
- Va an sla forca = "Vai sulla forca". Quando si augura a qualcuno di andare malora, si usa questa espressione colorita che ci riporta con la memoria al tempo delle esecuzioni capitali alle quali la gente assisteva nel centro della piazza maggiore, dove era sistemata la forca.
- Va gieughe a j'òss = Va a giocare agli ossi. Un tempo in campagna un gioco che appassionava tanto i bambini era quello che utilizzava gli ossi del pesco. I piccoli li lanciavano per aria e dovevano riprendendoli in mano durante la caduta senza farli rimbalzare a terra. Quando l'invito veniva fatto ad un adulto il significato era palese: quello di andare via e non seccare.
- Va 'ndova ch'it veule, la mòrt at treuva sèmpe = "Va dove vuoi, la morte ti trova sempre", implacabile.
- Va, 'l diav ch'at pòrta = "Va, il diavolo che ti porta", mandare al diavolo qualcuno con il quale si è particolarmente alterati o adirati.
- Vaca grassa, padron màire, borsa fiapa = "Vacca grassa, padrone magro, borsa vuota"; animali da trattare bene. ,a non da viziare, altrimenti sarebbe uno spreco.
- Vaca torera = "Vacca torera". Si dice di quella ragazza che vuole apparire libertina e che prende l'iniziativa di corteggiare, togliendo di fatto la prerogativa agli uomini.
- Vado a fé na comission = "Vado a fare una commissione", andare al gabinetto. Il meccanismo eufemistico gioca soprattutto sull'articolo indeterminativo che risulta molto marcato da chi parla a voler sottolineare che si tratta di un'incombenza che fra persone educate non può essere annunciata espressamente.
- Vagné come Napoleon a Mosca = "Guadagnare come Napoleone a Mosca". la campagna di Russia del 1812 per Napoleone fu una débâcle. Alla fine della campagna, l'esercito napoleonico, costituito da oltre 600.000 soldati, di cui 450.000 nella massa principale guidata dall'imperatore, era ridotto a poco più di 100 mila uomini. Le perdite ammontarono a 400 mila tra morti e dispersi; 100 mila furono i prigionieri caduti nelle mani del nemico. Ecco spiegato questo detto che sta per "rimetterci di tasca propria
- Vagnesse 'l pan con ij sò brass = "Guadagnarsi il pane con le proprie braccia", vivere con il reddito del proprio lavoro.
- Vajlo a conté al Lucio dla Venarìa = "Vallo a raccontare al Lucio della Venaria". La leggenda vuole che Lucio della Venaria fosse il figlio di un brigante che prendeva ai ricchi per donare ai poveri. Il giovane aveva scoperto la sua vera identità in un testamento che lo rendeva ricco grazie ad un'enorme ricchezza proveniente dalla Guerra del Sale. Per fare giustizia degli aguzzini che lo avevano reso orfano aveva preso possesso della Pomera, una cascina nei dintorni di Venaria, assumendo il nome di Lucio. Da quel momento s'era conquistato la simpatia della popolazione facendo del bene con denaro e parole di conforto ai sofferenti. Un giorno attirò i responsabili della morte dei genitori in cascina. Di lì a poco si sprigionò un infernale incendio nel quale i malvagi perirono. Si era compiuta la vendetta. Da allora nessuno vide più "Lucio dla Venaria". Per molti questa storia apparve inverosimile, ragion per cui non era raro, nelle lunghe sere di inverno, quando i contadini del luogo erano raccolti nella stalle, sentire le congetture sulla fine di Lucio. E se qualcuno la sparava un po' grossa gli veniva risposto Vajlò a conté al Lucio dla Venarìa. In pratica "vai a raccontarlo a un altro".
- Vajlo a dì al parco! = "Vallo dire al parroco!". Si tratta di una locuzione con intenti dispregiativi, rivolta ad un seccatore: lo si invita, infatti, ad andare dal parroco a raccontare le proprie cose. Il sacerdote per dovere pastorale deve dare attenzione a tutti, furbi e sciocchi, buoni e cattivi e, quindi ascolterà anche le sue sciocchezze.
- Valèj gnanca na cica campà për ària = "Non valere neanche una cicca gettata per aria", non valere nulla.
- Vangeli dij pataloch = "Vangelo dei babbei": i giornali, soprattutto quelli avvezzi a riportare notizie poco veritiere ed attendibili. A credere a tutto quello che si leggeva, manco fosse un vangelo si finiva per essere considerati dei paloch, ossia dei babbei.
- Vansé ij pé fòra dle savate = "Avanzare i piedi fuori dalla ciabatte", accorgersi di non aver fatto un buon affare; risultare spiacevolmente in perdita; rimetterci.
- Vardé 'l pan e vëdde 'l formagg = "Guardare il pane e vedere il formaggio". Quando si è strabici da entrambi gli occhi, i globi oculari deviano dall'asse ottico divergendo o convergendo tra di loro.
- Vardélo come 'l gat a la toma = "Guardarlo come il gatto guarda la toma". I gatti vanno pazzi per il formaggio e quando ne trovano un pezzo prima di addentarlo lo vigilano con grande attenzione. Chi sorveglia qualcosa, come fa il gatto con la toma, lo fa in maniera molto attenta.
- Vardeve da le mordià dij luv e nen da cole dij moscon = "Guardatevi dai morsi dei lupi, e non da quelli dei mosconi"
- Vardeve dai bulo, dai cavaj ch'a arculo, da l'eva dij gheu, da j'arme da feu = "Guardatevi di gradassi, dai cavalli che rinculano, dall'acqua delle pozze (stagnante), dalle armi da fuoco".
- Vardte da la pest, da la guèra e da j'òm ch'a vardo për tèra = "Guardati dalla peste, dalla guerra e dagli uomini che guardano per terra".
- Vardte da la prima 'd genè = "Guardati dalla primavera di gennaio", è un brutto segno.
- Vardte dai can rabios e da j'òm sospetos = "Guardati dai cani rabbiosi e dagli uomini sospettosi".
- Vardte dai galantòm ch'a deurmo 'd dì = "Guardati dai galantuomini che dormono di giorno".
- Vate a caté 'n cassul = "vai a comperarti un mestolo": Va a quel paese, va a farti friggere, non scocciare.
- Vate a cogé ch'it tacon-o = "Vatti a coricare che ti rammendo". Questo modo di dire si usava un tempo quando di abito se ne aveva uno soltanto e se occorreva rammendarlo per uno strappo improvviso occorreva mettersi a letto in attesa che la donna di casa lo rattoppasse.
- Vate a fé 'mpinì 'l cul d'aj = "Va a farti riempire il sedere d'aglio"!
- Vate a fé scrive = "Vai a farti iscrivere", mandare a quel paese.
- Vatla pijé 'nt la giaca = Va... a quel paese.
- Vatlo a pijé 'nt ël frach = "Vattelo a prendere nella marsina". La marsina era un indumento maschile da cerimonia con falde a coda di rondine, derivante da un modello settecentesco. La particolarità era che lasciava il sedere scoperto.
- Vëdde a l'é fàcil, prevëdde a l'é dificil = Vedere è facile, prevedere difficile.
- Vëdde come a buta = "Vedere come butta", controllare la crescita dei germogli di una pianta, il cosiddetto butto, anche se viene usato molto più frequentemente in senso figurato: controllare il procedere di una situazione, ma anche lanciare una proposta per vedere le reazioni che suscita e pertanto le sue possibilità di riuscita, oppure intraprendere un'azione della quale non si possono prevedere gli esiti e sulla quale ci si riserva di decidere più avanti.
- Vëdde 'l sol a rigadin = "Vedere il sole a righe", chi vede il sole a strisce è perché è recluso in prigione.
- Vëdde le masche = "Vedere le streghe", prendersi un bello spavento...
- Vëdde le masche = "Vedere le streghe", vederne delle belle, ma in senso negativo, cioè vivere momenti di grande paura e in taluni casi dover affrontare grandi sofferenze e dolori intensi.
- Vëdse a la mala parà = "Vedersela alla brutta circostanza","vedersela brutta" e viene usato proprio raccontando di un episodio nel quale si è rischiato grosso.
- Vej bacuch = "Vecchio Habacuc", un oggetto particolarmente vecchio o anche una persona longeva. Bacuch è la pronuncia piemontese di Habacuck, uno dei dodici profeti minori morto in tarda età e del quale si ricorda la profezia della schiavitù degli Ebrei a Babilonia.
- Véj com ël coco = "vecchio come il [cuculo, fessacchiotto, bracere]": vecchissimo.
- Veja ciampòrgna = Donna vecchia e brutta.
- Veja come na vaca veja = "Vecchia come una vacca vecchia". A prima vista si potrebbe pensare che in senso metaforico si riferisca a una persona decrepita, con le gote flaccide che ci ricordano quelle di una mucca. Invece, questo modo di dire vuole indicare una ragazza giovane, per lo più ventenne.
- Vende 'l caval për caté 'l fen = "Vendere il cavallo per comprare il fieno". Se quest'ultimo viene venduto è inutile comprare del fieno: in senso metaforico l'espressione viene rivolta a chi compie una sciocchezza o agisce in maniera poco oculata soprattutto nella compravendita
- Vende la smens dij gratacuj = "Vendere la semente della rosa canina". Con gratacul si intende la coccola rossa, ossia il frutto della rosa canina che viene detta anche reusa sarvaja o reusa 'd busson. La semente non c'è in quanto si tratta di una rosa selvatica e dunque spontanea, frequente nelle siepi e ai margini dei boschi. Chi pretende di venderla fa la figura di saputello senza esserlo.
- Vende për na bala 'd fum = "Vendere per una bolla di fumo", a prezzo talmente basso...
- Verd coma na gasìa = "verde come un'acacia": molto tirchio.
- Verd come na gidòla = "Verde come la romite acetosa". La romice acetosa, detta anche erba brusca, è piuttosto comune nei nostri prati: le sue foglie coriacee emanano odore erbaceo e hanno un sapore acidulo. Il fatto che sia molto verde si presta bene, in senso figurato, per indicare una persona estremamente avara.
- Vërgnach = Questo epiteto, intraducibile con un solo aggettivo, viene rivolto soprattutto a quelle persone che per cattiva volontà, fuggono da ogni fatica: dei veri fannulloni, poltroni ed infingardi che simulano e mentono.
- Vërgògna marsa! = "Vergogna marcia!". Espressione che utilizza il termine marcio per sottolineare il fatto che si tratti di una "gran vergogna".
- Vermut ëd Sangon = "Vermuth del Sangone", vale a dire ...acqua.
- Versé l'euli o la sal a pòrta maleur = "Versare l'olio o il sale porta sfortuna".
- Vestì bon a paré le passre = "Vestito buono a scacciare le passere", con abiti laceri.
- Vestisse con na scarpa e un sòco = "Vestirsi con una scarpa e uno zoccolo", chi non ha idea chi cosa voglia dire abbigliarsi correttamente.
- Vestisse 'd bòsch = "Vestirsi di legno", succede una sola volta che ci si vesta di legno: quando cessiamo la nostra esistenza terrena e finiamo dentro una cassa da morto.
- Veuid parèj ëd na siala = "Vuoto come una cicala", avere lo stomaco vuoto.
- Viagé com un pach postal = "Viaggiare come un pacco postale", viaggiare scomodi, nel vagone delle merci.
- Vian-a vilan-a për ij sò pëccà, Vian-a vilan-a a l'é sprofondà = "Avigliana villana per i suoi peccati, Avigliana villana è sprofondata". Solo la casa di una vecchietta generosa si è salvata nel disastro (il castigo) di Avigliana dove si sono formati due laghi.
- Vin ch'a l'ha dàit ël gir = "Vino che ha dato il giro", il vino guasto che a causa di una cattiva conservazione o per un difetto del tappo di sughero ha assunto un sapore sgradevole.
- Vin da prèive = "Vino da prete", vino eccellente, pregiato, come quello dei preti nella loro cantina.
- Vindolin-a = "Vindolina". Le ragazze di facili costumi sono un po' come le trottole e gli arcolai, che girano passando da un uomo all'altro senza mai fermarsi.
- Vinteneuv crave e na fomna a fan tranta bestie = "Ventinove capre e una donna fanno trenta bestie".
- Vira fior, vira fior, a la fin a vira piche = "Tura fiori, tira fiori, alla fine titi picche". (nel gioco delle carte) Non si può sempre continuare ad avere "carte buone", prima o poi vengono le cattive.
- Vissi 'd gioventura, fin-a a la fòssa a dura = "Vizio di gioventù dura fino alla fossa"
- Vissi për natura, fin a la fòssa a dura = "Vizio di natura fino alla fossa dura", gli aspetti più negativi del carattere ci accompagnano per tutta la vita.
- Vita medésima a Carlevé e 'n Quarèsima = "Stessa vita a Carnevale e di Quaresima". Non strafare.
- Vive a le spale dël crucifiss = "Vivere alle spalle del crocifisso", chi riesce a farsi mantenere dalla carità pubblica.
- Vive a pan sùit = "Vivere a pane secco". Chi non può permettersi tutti i giorni una pagnotta di pane e deve consumarlo secco è sicuramente molto povero. In senso figurato, pagare un certo benessere economico con umiliazioni e simili, come trovarsi in condizioni di bisogno e venire aiutati da qualcuno che non risparmia il proprio disprezzo.
- Vive 'd grassia ëd Dio = "Vivere di grazia di Dio": vivere del buon cuore altrui.
- Vive 'd laserte : "Vivere di lucertole". Aver poco da mangiare.
- Vive dij sò brass = "vivere delle proprie braccia", del proprio lavoro.
- Vnì a taj = "Venire a taglio", quando qualcosa torna utile ad uno scopo, in pratica diventa facile da realizzare = in senso metaforico da tagliare.
- Vnì da la Val Sopata = "Venire dalla Val Sopata". La Val Sopata non esiste, ma è stata costruita ad hoc riprendendo il sostantivo sopaton = scossone, ma anche persona rumorosa che si agita senza costrutto.. L'abbinamento ad una valle è caratteristico del luogo comune che voleva gli abitanti di luoghi montani o sperduti essere individui dai modi rozzi e poco raffinati.
- Vnije 'l balon an sël brassal = "Venire il pallone sul bracciale". Questo modo di dire si riferisce al gioco del pallone elastico, chiamato in piemontese semplicemente balon. La sfera deve essere colpita con il bracciale con forza. Quando quest'ultima arriva in direzione dell'arto superiore, senza che il giocatore debba andare a cercarla, significa avere fortuna. Dunque, una buona sorte che giunge a proposito
- Vodrìa fé pra polid = "Vorrebbe fare prato pulito", voler far man bassa di carte o gettoni.
- Volté bandiera = "Voltare bandiera". Voltare bandiera significa tradire, passando al nemico. In senso lato, cambiare opinione, partito e così via.
- Volùbil come na feuja d'arbra = "Volubile come una foglia di pioppo nero", una persona irrisoluta e incostante.
- Vorèj drissé 'l bèch a j'osej = "Voler drizzare il becco agli uccelli", un'operazione impossibile.
- Voréj mostré ai gat a rampié = "Voler insegnare ai gatti ad arrampicarsi", pretendere di saperne sempre più degli altri, di insegnare qualcosa a chi la conosce benissimo.
- Vorèj na fomna për canton ant na ca rotonda = "Volere una donna in ogni angolo di una casa rotonda": un desiderio impossibile a realizzarsi.
- Vorèj pentné n'ariss = "Voler pettinare un riccio", un'impresa impossibile.
- Vorèj robé la coa a l'arsigneul = "Voler rubare la coda all'usignolo", voler fare qualcosa di impossibile.
- Vorej vëdde 'ndoa 'l diav a ten la coa = "Voler vedere dove il diavolo tiene la coda", cercare di capire dove stia una difficoltà.
- Voromse bin = Vogliamoci bene.