Proverbi piemontèis/m
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- Ma 't ses fòl? = "Ma sei scemo?".
- Ma va là, bambin ëd Varal! = "Ma va là, bambino di Varallo!" Non dar peso a qualcuno, finto ingenuo.
- Macaco = Dal nome della scimmia tipica della coste della Guinea è nato questo epiteto rivolto solitamente in modo offensivo a persona bassa di statura e sformata.
- Mach ël temp a l'è magister = "Solo il tempo è maestro".
- Mach ij còj a son cheuit e bon ampressa = "Solo i cavoli sono cotti e buoni in fretta": A fare le cose ci vuole il suo tempo.
- Mach lòn ch'a l'é stàit fàit adasi a dura ampess = "Solo ciò che è stato fatto adagio dura per un bel pezzo".
- Madama culass = "Signora culaccio". Così viene etichettata in maniera scherzosa una donna che ha un sedere enorme.
- Madama real a l'é mòrta = "Madama Reale è morta" (rispondere ad una notizia ormai nota a tutti).
- Madòna e nòra: tempesta a ògni ora = "Suocera e nuora: tempesta ad ogni ora".
- Mai strach! = "Mai stanco!".
- Màire coma l'argheuj = "magro come l'orbettino": molto magro , oppure, in senso figurato di scarso significato. "Argheuj" = orbettino, deriva, come mdiminutivo, da "anguis" = serpe, in latino.
- Maja bërnarda = "Maglia bernarda". Così viene definita una maglia poco resistente che si allunga alla minima tensione. Una maglia che si può tirare, deformare e stendere a piacimento a mo' di fisarmonica. Il riferimento all'organo femminile è palese.
- Maja bërnarda, pì it la tire pì a së slarga = "Maglia bernarda, più la tiri e più si allarga".
- Mal ai cop = "Male alle tegole", mal di testa!
- Mal për chi và, pess për chi a resta = "Male per chi va, peggio per chi resta".
- Malign coma n'aso ross = "Maligno come un asino rosso".
- Malinconìa a paga nen débit = "La malinconia non paga i debiti".
- Malparlant = "Malparlante". Epiteto usato per designare chi è sboccato ed ha sempre una parola tutt'altro che di riguardo nei confronti del prossimo.
- Mamaluch = "Mammalucco". Da una voce araba che suona come schiavo e che venne applicata a circassi, turchi e turcomanni che i sultani e successori di Saladino compravano per formarsi una guardia particolare. L'epiteto venne usato per la prima volta nei XVI secolo nei confronti degli Svizzeri che parteggiavano per la Savoia. Da qui si è diffuso anche in Piemonte con il significato di goffo, babbeo.
- Man ëd bur = Mano di burro: mani che lasciano cadere facilmente le cose: il riferimento al burro è ad un qualcosa di viscido e sfuggevole, piuttosto che di delicato e facilmente plasmabile.
- Mandarin = Mandarino. Con lo stesso termine con cui viene indicato il frutto, è nato un epiteto rivolto a coloro che un tempo arrivavano dal sud del Paese, paragonati ai gustosi mandarini, tipici proprio delle regioni meridionali.
- Mandé a cassé 'l nas daré a 'n can = Mandare uno a quel paese.
- Mandé a fesse ampinì 'l cul d'aj = "Mandare a farsi riempire il culo d'aglio", mandare al diavolo.
- Mandé a Legnago = "Mandare a Legnago". Il modo di dire nasce dall'assonanza della località veneta.con la parola legnate: di qui il significato di "prendere a bastonate".
- Mandé al diav = "mandare al diavolo".
- Mandé an Bërtola = "mandare a Bertolla". Quest'ultima espressione nasce nel Torinese e fa riferimento a borgata Bertolla dove l'occupazione principale era quella di lavandaio.
- Mandé an Parpaja = mandare in malora.
- Mandé an Siberia = Mandare in Siberia. La Siberia in questione non è la fredda regione asiatica. Così veniva soprannominata l'area dietro alla piazza del Fieno, attuale piazza Solferino, poco distante dalla Cittadella. Era un luogo piuttosto malfamato, pieno di catapecchie e di ciaborne, ove la gente viveva di stenti e privazioni. Dietro a quei tuguri vi era ël prà dël marghé con un deposito di pietre da taglio, mentre nella parte libera del grande prato pascolavano tranquille le mucche che in gergo erano diventate le tòte 'd Rostagn, per indicare il suo proprietario. Mandare qualcuno in Siberia non era dunque mai un bell'augurio ed equivaleva all'italiano "Mandare a quel paese".
- Mandé da Eròd a Pilat = "Mandare da Erode a Pilato". Questa espressione oggi viene usata per descrivere soprattutto i tempi e i metodi della burocrazia. Ma anche per evitare di addossarsi una responsabilità invitando qualcuno a rivolgersi ad altri. In pratica usando il sistema collaudato da millenni dello scaricabarile, proprio come ai tempi di Erode Antipa, tetrarca di Galilea. Secondo il Vangelo di Matteo, quando si trattò di decidere la sorte di Gesù cercò di affidare il caso al Procuratore romano di Giudea Ponzio Pilato, ma questi lo rimandò nuovamente al giudizio di Erode.
- Mandé fòra dij feuj = "Mandare fuori dei fogli". Dovrebbe rifarsi alle pagine dei libri e più precisamente alla lettura di questi. Se qualcuno ci costringe a leggere cose che non fanno parte del libro, evidentemente ci manda fuori dai fogli, alterandoci ed esasperandoci.
- Mandé për merda an Vanchija = "Mandare a raccogliere merda alla Vanchiglia".
- Mandé un a catesse un paltò da Genta = "Mandare uno a comprami un cappotto da Genta". Genta è un agenzia delle pompe funebri, quindi: ammazzare qualcuno.
- Mandé un a fé 'd cop = "mandare uno a fare tegole", ammazzare qualcuno.
- Mandé un a fesse benedì = "Mandare uno a farsi benedire". In passato la benedizione era vista come una forma di esorcismo, che poteva anche servire a far pentire un malvagio o a cambiare un carattere difficile. Molte volte la si impartiva anche a chi era ritenuto non del tutto normale, perché con l'aiuto di Dio riacquistasse la ragione. In senso scherzoso, viene usato in forma esortativa per pregare qualcuno di andarsene, o di smetterla di insistere su un determinato argomento e così via.
- Mangé a quatr ganasse = "mangiare a quattro ganasce": mangiare molto, come se si avesse 4 mandibole.
- Mangé afel e spué mel = "Mangiare fiele e sputare miele".
- Mangé amèr e spué doss = "Mangiare amaro e sputare dolce".
- Mangé an sle giàire dla Stura = "Andare a mangiare sulle ghiaie di Stura", Sul greto del torrente Stura, nella periferia nordorientale di Torino, non c'è proprio nulla. Se non una sterminata distesa di ghiaia che cresce nei periodi di secca. Andare laggiù è desolante e trovare qualcosa da mettere sotto i denti è impensabile. Di qui il detto che sottintende il digiuno o uno stato totale di miseria.
- Mangé come un pipì = "Mangiare come un pulcino", poco.
- Mangé con j'euj ="mangiare con gli occhi", desiderare in modo intenso.
- Mangé con l'ambossor = "Mangiare con l'imbuto", ingozzarsi.
- Mangé da san e bèive da malavi = "Mangiare da sano e bere da ammalato", una dieta "in bianco".
- Mangé e caghé ant l'istess tupin = "Mangiare e cagare nello stesso vaso".
- Mangé ij tajarin an testa = "Mangiare le tagliatelle in testa", un ragazzo che è cresciuto così in fretta che potrebbe mangiare mettendo il piatto sulla testa degli altri.
- Mangé 'l babi = "Mangiare il rospo". Il rospo non godeva di buona fama, anche per il fatto che non è commestibile e che la sua pelle secerne una specie di schiuma tossica ed allucinogena. II rospo era, dunque, sinonimo di bruttezza, ripugnanza e l'ingoiarlo era simbolo di disgusto.
- Mangé 'l bìn ëd set cese = Essere uno sprecone. Le sette chiese citate nell'Apocalisse?
- Mangé la feuja = "Mangiare la foglia", abboccare.
- Mangé la salada da la part dël tross = "Mangiare l'insalata dalla parte del torsolo", essere sottoterra, morti..
- Mangia bin , bèiv mèj, canta fòrt e avèj nen paùra dla mòrt = "Mangia bene, bevi meglio, canta forte e non avere paura della morte", carpe diem.
- Mangia coma 'n beu, beiv coma 'n aso e pissa coma 'n can, s'it veule sté san = "Mangia come un bue, bevi come un asino e piscia come un cane, se vuoi restare sano".
- Mangia coma 'n beu, bèiv coma n'aso, pissa coma 'n can, s'it veule sté san = "Mangia come un bue, bevi come un asino, e fai tanta pipì come un cane, se vuoi stare sano".
- Mangia pan a tradiment = "Mangia pane a tradimento".
- Mangiapapé = Mangia-documenti. Si dice a riguardo di burocrati e legulei che si immaginano continuamente immersi nelle scartarle.
- Mangio 'n can... = Mangio un cane.... I puntini sospensivi stanno ad indicare che l'espressione prevede un seguito, in pratica un "se" con l'indicazione di qualcosa di impossibile o comunque molto improbabile che dovrebbe accadere.
- Manten-e 'l sachèt ëd la sal = Mantenere il sacchetto del sale. Un tempo in cucina il sale era un bene preziosissimo e quindi andava custodito con cura. Chi lo faceva era la padrona di casa. In senso metaforico sta pertanto per "mandare avanti la casa".
- Maraman ch'a s'ambòssa = In previsione di un ribaltamento...
- Marca leon = "Marca Leone". Sta ad indicare un prodotto di qualità superiore, riprendendo il noto marchio torinese Pastiglie Leone che sin dal 1857 è depositaria di uno dei gusti più raffinati della qualità dolciaria italiana.
- Marcé an cadensa = "Camminare in cadenza". Si usa in senso ironico nel descrivere l'andamento dell'ubriaco che non cammina sicuramente al passo con gli altri, ma piuttosto barcollando da una parte all'altra.
- Marcé an sj'euv = "Camminare sulle uova", situazione delicata.
- Marcé gheub = "Camminare gobbo", sotto il carico di un peso.
- Marché le calandre = "Segnare le calende". Questa espressione si usava nel mondo contadino per stabilire le condizioni atmosferiche che si sarebbero succedute nell'arco delle stagioni.
- Marcolfa = moglie di Bertoldo, una donna goffa e grossolana.
- Mare pietosa a fà ij gatin bòrgno = "Madre indulgente fa i gattini ciechi", quella che non corregge i figli.
- Marijte e peui grigna... = "Sposati e poi ridi....". In questa locuzione il matrimonio è visto più come una seccatura che è una scelta positiva di dividere la vita assieme ad un'altra persona. Chi si sposa finisce soltanto per caricarsi di guai.
- Mars ch'a cola = fradicio, grondante d'acqua, anche moralmente.
- Mars coma 'n bolé = bacato, guasto (moralmente), corrotto; persona affetta da malattia polmonare in stato avanzato.
- Masoé e boé travajé, che col ch'a cheuj a j'é = "Mezzadri e bovari lavorate, che c'è chi raccoglie".
- Massagé con un suvaman ëd rol = "Massaggiare con un asciugamano di rovere", picchiare qualcuno.
- Massé la gent e gavé la fiòca: doi mesté ch'a servo a gnente = "Ammazzare la gente e togliere la neve": due mestieri inutili. Come dire che spesso basta aver pazienza e tutto si risolve naturalmente, senza fare cose di cui ci si potrebbe pentire.
- Mat come 'n caval da tranta sold = "Matto come un cavallo", individuo stravagante e irrequieto che si comporta in modo imprevedibile e balzano.
- Mat come na siola = Matto come una cipolla. Quando viene soffritta in olio bollente e saltella, si contorce e genera con questo suo comportamento una suggestione di movimento imprevedibile, tipico dei movimenti dei malati di mente.
- Mata cola feja ch'as confida con ël luv = "Matta è quella pecora che si confida con il lupo".
- Matin ëscura 'd luj a veul nen dì bruta giornà = "Mattina scusa di luglio non vuole dire brutta giornata".
- Matrimòni 'd vej, anvit al sotror = "Matrimonio di vecchi, invito al becchino".
- Maunèt a fà grassèt = "Sporco fa grassetto", non esagerare troppo con la pulizia e l'igiene.
- Médich dl'eva frësca = "Medico dell 'acqua fresca", medicastro, ma anche semplicemente professionista incompetente.
- Médich vej, ma sirògich giovo = "Medico vecchio ma chirurgo giovane", che ha la mano più ferma.
- Mej andé a pont = "Meglio andare al punto", nel gioco delle bocce, non fare tiri azzardati.
- Mej che un pugn ant n'euj = Meglio che un pugno nell 'occhio. E' bene accontentarsi, anche perché le cose in realtà avrebbero potuto andare peggio
- Méj frusté scarpe che linseuj = "Meglio consumare scarpe che lenzuola": è meglio dover camminare che dover stare a letto.
- Mej la paura che la paura e 'l dann = Meglio la paura che la paura e il danno.
- Mej nen deurbe l'uss për saré na fnestra = "Meglio non aprire la porta per chiudere una finestra".
- Mej parage che vantage = "Meglio uguaglianza che superiorità".
- Men-o as deurm, mej a së stà = "Meno si dorme, meglio si sta".
- Mentre 'l can as grata, la levr a scapa = "Mentre il cane si gratta la lepre scappa".
- Mercandabeu = "contratta-buoi": persona senza tatto.
- Mërcant da pel d'anguile = "Mercante di pelli d'anguille". Pensare di commerciare le pelli d'anguilla sarebbe un pessimo affare: non valgono nulla perché non servono a nulla.
- Merda monta scagn = "Merda che sale su uno sgabello", una persona priva di valore che si impone sui più capaci e meritevoli.
- Mesa càussa = "mezza calza": mezza calzetta, individuo mediocre.
- Mës-cé 'l Neuv con ël Vej Testament = "Mescolare il Nuovo con il Vecchio Testamento". Questo modo di dire si usa per indicare un matrimonio che prevede una grossa differenza di età tra i due sposi, paragonandoli a Nuovo e Vecchio Testamento.
- Mës-ceve pa con parent e amis ch'a lìtigo tra 'd lor = "Non mischiatevi fra parenti ed amici che litigano fra di loro".
- Meuire e paghé a son j'ùltime còse da fé = "Morire e pagare sono l'ultime cose da fare".
- Meuire senza dì bé = "Morire senza dire beh", quando una persona ci lascia all'improvviso, per passare a miglior vita, senza trovare il tempo per pronunciare una semplice esclamazione.
- Mi i stago al nùmer un = "Io abito al numero uno", chi mette sé stesso sempre davanti agli altri.
- Mi im cogio an cost let, con sinch angiolet: doi ai pé, tre al cussin, e 'm racomand a Gesù Bambin = "Mi corico in questo letto con cinque angioletti: due ai piedi, tre al cuscino, e mi raccomando a Gesù bambino"
- Mi sì ch'i sài = "Io sì che so!", ironico, non saperlo affatto.
- Mincioni! = "Minchioni': esclamazione di sorpresa che in italiano suonerebbe all'incirca come perbacco.
- Minuta da barbé = "Minuto da barbiere". Un tempo quando dal barbiere si andava senza prenotare, alla richiesta di quanto era l'attesa, si aveva quasi sempre la stessa risposta: "Un minuto". Potevano essere ore...
- Miseria an Prussia! = "Miseria in Prussia!", una situazione di miseria totale, assoluta.
- Misura tre vòlte e taja un-a = "Misura tre volte e tagliane una".
- Miton mitena = Così così. Quando si parla di cosa o persona mediocre che non fa né bene né male, oppure che procede lentamente, ma anche che non è né bella né brutta, né buona né cattiva. Insomma senza infamia e senza lode
- Mné la bërtavela = "menare la lingua", parlare molto.
- Mnestra quadrà = "Minestra quadrata. Il riferimento è agli agnolotti, la cui tipica forma è quadrata e che un tempo si consumavano quasi esclusivamente in brodo.
- Mòl come në strass = "Molle come uno straccio", una persona fiacca o del tutto priva di spina dorsale e forza di volontà.
- Mond rotond, chi ch'a sà nen noé a và prest al fond = "Mondo rotondo: chi non sa nuotare va presto a fondo".
- Monia quacia = "Monaca tranquilla", donna dal contegno apparentemente umile e devoto, proprio come quello di una suora di clausura, ma che nasconde una personalità completamente diversa, subdola e ipocrita.
- Monsù Rifalda = "Signor Rifaida". Il verbo rifaldé, che riprende la voce lombarda rufald = insolente., sta per "fare brutta figura, una pessima impressione". Da qui è nato probabilmente il signor Rifalda, personaggio di fantasia che ha finito per popolare racconti e narrazioni, sinonimo di persona capace compiere all'occorrenza atti disdicevoli.
- Monsù tranta purghe = "Signor trenta purghe", persona tediosa, noiosa che finisce per essere al pari non di una ma di trenta purghe.
- Montà a fotre = "Montato a niente", chi è montato su niente finisce per essere prevedibile e sicuramente strambo.
- Montà a Luis quìndes = "Montato a Luigi XV", una sorta di sorpresa e sconcerto di chi, abituato alle mode precedenti, trovò stravagante la nuova moda, elevandola a simbolo del bizzarro e anche dell'imprevedibile.
- Montà 'n sle bije quadre = Montato sulle biglie quadre, colui il quale ha un cattivo carattere, sovente irascibile e intrattabile.
- Monté an sël caval d'Orland = "Montare sul cavallo di Orlando", asciarsi prendere da un'irrefrenabile e deprecabile superbia.
- Monté an sël potagé = "Salire sul fornello di cucina", andare in cattedra, comandare, prendere le redini, solitamente di un ambiente domestico.
- Monté la sënëvra al nas = saltare la mosca al naso".
- Morfel = Moccolo. Così si dice scherzosamente al bambino che non sa ancora pulirsi il moccolo del naso.
- Morlach = "Morlacco". La voce deriva dall'idea che si ha degli abitanti della Morlacchia, regione della Croazia abitata, soprattutto in passato, da popolazioni nomadi, allevatori di bestiame specialmente caprino e ovino, di persone goffe ed idiote.
- Mòrt un papa as na fà n'àutr = "Morto un papa se ne fa un altro". Non ci sono persone insostituibili, in qualunque ambito operino.
- Mosca culera = "Mosca del sedere". Così si definiscono le persone noiose e importune. L'accostamento è con quelle mosche che si posano sul dorso delle mucche e le infastidiscono continuamente.
- Moschin = "Moscerino", persona stizzosa, suscettibile, alquanto permalosa, che finisce per essere fastidiosa, ma allo stesso tempo insignificante proprio come un moscerino.
- Mostré ai gat a rampié = "insegnare ai gatti ad arrampicarsi": voler dare consigli a chi ne sa molto di più.
- Mostré cope e dé baston = "Mostrare coppe e dare bastoni", chi imbroglia, inganna il prossimo: mostra una cosa, ma in realtà la verità è un'altra.
- Motobin ëd feuje e pòca uva = "Molte foglie e poca uva": non prestare troppa attenzione alle apparenze.